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lunedì 2 gennaio 2017

SENSO di J.R. Ward (VOL IV)


Il Quarto episodio de LA CONFRATERNITA DEL PUGNALE NERO, malgrado come al solito ci racconti delle vicende di vecchi e nuovi personaggi, è incentrata soprattutto sulla figura di Buth O'Neill, l'ex poliziotto che onestamente abbiamo cominciato ad amare fin dal primo volume, quando la sua infatuazione per Beth, ma anche uno intrinseco desiderio di fare del male a se stesso, finirà per trascinarlo in un'avventura che cambierà per sempre il corso del suo destino.


Accolto nella famiglia della Confraternita in un primo momento come una sorta di mascotte umana, quel mondo così lontano dalla sua realtà finisce per coinvolgerlo come non mai. In qualche modo sembra quasi che abbia trovato una sua dimensione ed una sua collocazione, passando dal ruolo di prigioniero a quello di amico, soprattutto di Vishous. Avendo scoperto troppe cose sul conto dei vampiri, infatti il ritorno alla vita di tutti giorni era impossibile, ma soprattutto la fascinazione per Marissa, l'ex shellan di Wrath, lo avevano allontanato definitivamente dal mondo umano, vincolandolo a quello dei confratelli.


L'elemento rosa di questo volume è sicuramente la storia d'amore tra Butch e Marissa, che a differenza delle coppie precedenti non è riuscita a colpirmi particolarmente, malgrado presi singolarmente Butch e Marissa siano oggettivamente dei personaggi molto interessanti. Ma il piacere è una combinazione strana e la magia non si ricrea. Marissa è un'aristocratica della Glymera vampiresca, caduta in disgrazia dopo il rifiuto di Wrath. L'esperienza ed il dolore la fanno maturare e staccare dal protettivo fratello maggiore, dandole una sua dimensione ed una sua indipendenza, tanto da prestare il suo aiuto a tutte le altre femmine bisognose.


Se si pensa che è la stessa vampira che veniva presa da attacchi di panico all'inizio del volume, quella che poi rivendicherà il diritto al voto durante il consiglio de Prenceps, spodestando il fratello, ci rendiamo conto di quanta strada abbia fatto e non possiamo che apprezzarla.


Anche Butch attraversa una crescita che non è solo emotiva, ma nel suo caso è anche fisica, trasformandosi a tutti gli effetti in un fratello di sangue, ritrovando la sua vera identità, smarritasi in una storia familiare fatta di emarginazione e di dolore. Da qui nasce la strana sensazione di aver sempre fatto parte della confraternita, di essere come tutti loro, in modo particolare di essere un fatello di V. che lo ama in maniera totale, confusa, ma sincera. La storia romantica però è quella con   Marissa, senza possibilità di dubbio. Eppure le loro vicende di coppia mi hanno preso, ma non come la storia di Beth e Wrath, di Rhage e Mary, di Bella e Zsadist. Il romanzo è avvincente soprattutto per i fatti che racconta e che ci portano sempre di più nel vivo della storia della confraternita.


Ampia parte del volume viene data anche a personaggi come John, che  marcia verso la transizione e che qui affronta anche il dolore straziante ed il lutto per Wellsie, Serella e Thor, quest'ultimo scomparso nel nulla, annientato dal dolore. Accanto al ragazzo, pronto ad aiutarlo, troviamo il personaggio di Zsadist che sembra aver trovato il suo ruolo e la sua vocazione, ovvero quella di aiutare il prossimo ad incanalare la rabbia. Per John Zsadist è un punto di riferimento che lo aiuterà nella crescita. Nel frattempo continuo ad essere colpita da quei brevi momenti in cui la Ward ci ricorda la sua vera identità, come quando John sviene difronte alla rievocazione di un'esplosione, in quanto ricorda il momento drammatico e terribile della morte di Darius, senza però esserne consapevole.


Un altro personaggio che cresce in questo volume è quello del Reverendo, ovvero Rehvenge, il mangiatore di peccati che nasconde al mondo la sua identità. La sua fascinazione per Marissa non è vero amore, ma attrazione per qualcosa di puro e alto, così lontano da lui. Intanto entrano nuovi personaggi, tra cui la dura Xhex, che lavora per Rehvenge e che sembra nascondere dietro la sua apparenza di femmina tosta un mondo molto più complesso.


Il quarto libro de LA CONFRATERNITA quindi è prezioso soprattutto per lo sviluppo della storia principale, per la scoperta di nuovi rituali, per la costante presenza delle coppie che abbiamo amato e che non scompaiono dal racconto, pur avendo raggiunto la loro felicità continuano a mantenere le loro personalità, il  loro carattere ed i loro difetti. Con la storia di Butch assistiamo ad una transizione forzata che ha un suo terribile impatto visivo, ma anche ad una cerimonia di accoglienza nella confraternita di un nuovo membro.


La presenza del bene e del male è molto più marcata. Tutta la prima parte in cui l'Omega mette le sue mani su Butch e solo l'intervento disperato di Vishous riesce a salvarlo mi ha tenuto con il fiato sospeso. La rivelazione che lui è il Distruttore in qualche modo aggiunge nuovi elementi su cui lavorare e Mr X che quasi lo scongiura di consumarlo, ma di impedirgli di tornare dall'Omega rivela la complessità e la disperazione del male, mentre la Vergine Scriba quasi mostra un lato simpatico nella sua interazione con Butch. Bella anche l'idea con cui termina il volume, lasciando la parola alla sorella di Butch che va a trovare la madre in clinica e ascolta una confessione che spetterà a lei credere oppure no e che in qualche modo farà luce sul passato oscuro della sua famiglia. Come al solito bellissimo romanzo che merita di essere letto.



FRASI TRATTE DAL ROMANZO

Marissa scoppiò a piangere, non perchè temesse di morire, ma perchè sapeva che non sarebbe morta.


***

Quel brutto bastardo lo aiutava a smussare le asperità della vita, chissà perché. Forse funzionava come la carta vetrata: una ruvida, insistente carezza contropelo che alla fine lasciava tutto più liscio.
(Vishous pensando a Butch)

***

Voglio dire, è tutta la vita che me ne sto ai margini. In un certo senso volevo sapere com'è vivere sul serio.
(Butch parlando a Marissa della sua transizione)

***

"Butch non viveva in una casa sua, spendeva soldi che non erano suoi; non aveva un lavoro e nessun futuro. Era una mascotte ben tenuta, non un uomo.

***

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