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mercoledì 4 gennaio 2017

IL SIGNORE DEI MARI di Brenda Joyce


La storia raccontata da IL SIGNORE DEI MARI è di quelle che appassionavano noi ragazze degli anni novanta, quelle cresciute a pane e CUORE SELVAGGIO, ovvero quelle che si lasciavano trascinare dalla fantasia attraverso i mari e le mille disavventure, guidate sempre da un forte desiderio di romanticismo. La Joyce ci presenta l'eroina di turno come una virginale fanciulla appena uscita da un convento francese, Katherine  FizGerald che decide di andare alla ricerca del padre, di cui non ha più notizie, imbarcandosi per la sua amata Inghilterra.

Lungo la strada che dovrebbe ricondurla a casa si imbatte nel fascinoso pirata elisabettiano nota al mondo con il soprannome di IL SIGNORE DEI MARI, ovvero Liam O'Neill, per metà irlandese e per metà inglese, a servizio di una delle sovrane inglesi più famose della storia, ovvero Elisabetta I. Fatta prigioniera, Katherine segue il suo carceriere fino a Londra, presso la Reggia della sovrana e finisce per farsi coinvolgere dagli intrighi di corte e dalle avventure che coinvolgono Liam, al centro di mille vicende, ma sempre brillante e sfrontato.


IL SIGNORE DEI MARI è il terzo volume della saga dedicata ai DE WARENNE E DEGLI O'NEILL ed è il primo più corposo, circa cinquecento pagine per raccontarci la vita dei nostri eroi presso l'intricata corte elisabettiana, anche se poi le vicende ci portano anche in Irlanda. 

La ricostruzione storica di questo periodo è sinceramente da apprezzare, per la cura dei particolari e la capacità della Joyce di presentare davanti ai nostri occhi un'epoca fastosa e pericolosa.In questo contesto piuttosto variegato, Elisabetta I viene presentata come un personaggio con venature decisamente negative, insicura, tendente alla rabbia e spesso alla ricerca dell'approvazione maschile.  

La trama, ricca di avvenimenti, permettono al lettore di seguire i nostri personaggi in una variegata moltitudine di paesaggi, dalla corte sfarzosa a Londra, alle verdeggianti campagne inglesi, alla romantica Irlanda, tra terra e mare, tra palazzi e castelli, tutti tratteggiati con una certa abilità narrativa. 

Eppure, malgrado ci siano tutti gli elementi che di solito mi affascinano in questa storie, ho faticato a lasciarmi conquistare al cento per cento e non tanto per Liam O'Neill. Questi è innegabilmente fascinoso, anche se come la maggior parte dei protagonisti della Joyce ha una certa tendenza alla cattiveria, riscattata comunque dal carisma di un personaggio dal passato difficile, che non si arrende e che combatte per poter trovare il suo spazio. Il problema però non è tanto Liam ed il modo in cui i protagonisti degli anni novanta di solito vessavano le protagoniste. La mia difficoltà principale è proprio Katherine.

Tra tutte le varie eroine incontrate in questa saga, Katherine spicca per la sua antipatia, basti pensare al modo in cui rifiuta la proposta di matrimonio di Liam, a cui rinfaccia di essere un poveraccio senza radici, mentre lei può vantare sangue nobile, anche se appartiene ad una famiglia decaduta. La meschinità non rientra quasi mai nelle figure romantiche protagoniste di queste storie e se da un punto di vista realistico ci può anche stare un simile ragionamento, in un romance è alquanto deludente. Inoltre è spesso capricciosa e superba, lo rifiuta, ma poi lo desidera, incapace di accettare i desideri del cuore.

La storia merita, al di là della protagonista deludente, e sicuramente con questo volume si comincia ad entrare nel vivo della storia. I migliori verranno dopo, ma sicuramente IL SIGNORE DEI MARI resta un libro da leggere per tutti gli amanti della Joyce.

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